venerdì 7 giugno 2013

POLONIA, BULGARIA, SLOVACCHIA: RIFUGIATI RISCHIANO DI DIVENTARE SENZATETTO

 
Non avere un'abitazione e il rischio di rimanerne senza sono due delle minacce più gravi che incombono sui rifugiati e i richiedenti asilo che vivono in Polonia, Bulgaria e Slovacchia.
 
Queste le conclusioni di tre studi pubblicati oggi dall'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) dal titolo “Where is my home?”, sulle questioni relative all'alloggio e al rischio di diventare senza tetto tra rifugiati e richiedenti asilo nei tre paesi. Gli studi fanno parte di un'iniziativa regionale dell'Agenzia in Europa Centrale e si basano su ricerche effettuate nei tre paesi nel corso del 2012.
 
In Polonia – rileva lo studio – il 10% delle persone che riceve protezione internazionale “vive in condizioni di estrema indisponibilità di alloggio”, senza cioè un tetto sopra la propria testa. Un'altra quota compresa tra il 30% e il 40% rientra invece nella categoria che “vive l'esclusione abitativa”, che cioè dispone di un alloggio ma non di una sistemazione permanente. Solo il 20% dei richiedenti asilo e dei rifugiati che vive in Polonia infine può catalogarsi tra coloro che gode di condizioni abitative “sicure e adeguate”.
 
La crisi abitativa tra i rifugiati in Polonia è il risultato di carenze nel processo e nelle politiche d'integrazione, che limitano le capacità dei richiedenti asilo di lavorare. Il rapporto raccomanda che ai rifugiati che si trovano in Polonia sia assegnata maggiore assistenza finanziaria nel periodo dell'integrazione e che lo stato accresca la disponibilità di cosiddette “abitazioni-ponte”, sistemazioni temporanee per i rifugiati ancora coinvolti nel processo d'integrazione.
 
L'indisponibilità di alloggi è una minaccia in ogni fase della procedura d'asilo, evidenzia inoltre lo studio relativo alla Bulgaria. Oltre a riscontrare la mancanza di un alloggio tra i richiedenti asilo arrivati di recente nel paese, i ricercatori hanno rilevato almeno un esempio di rifugiato pienamente integrato che tuttavia vive in strada in condizioni di indigenza.
 
Una importante causa del non avere una casa in Bulgaria – aggiunge il rapporto – è la politica di prolungata detenzione. Per riuscire a farsi rilasciare molti richiedenti asilo dichiarano falsamente di disporre di una sistemazione, ignari del fatto che tale dichiarazione li renderà ineleggibili per ottenere ulteriore protezione da parte dello stato.
 
Le misure per l'integrazione in Bulgaria vengono definite dallo studio “insufficienti nella loro portata e durata”. Nell'ambito di un elenco di 20 raccomandazioni, si suggerisce che le municipalità bulgare diventino partner ai fini dell'integrazione dei rifugiati in modo da accrescere la disponibilità di alloggi; che l'Agenzia di stato bulgara per i rifugiati collabori con le organizzazioni non governative e con l'UNHCR nel fornire una sistemazione agli stranieri che non ne hanno; e che il processo d'integrazione del paese venga riformato.
 
Anche misure più limitate, come ad esempio partnership federali-municipali per fornire lezioni di lingua bulgara - si legge ancora nel rapporto – potrebbero avere effetti positivi visto che la conoscenza della lingua è un requisito essenziale nella ricerca di un'occupazione.
 
In Slovacchia gli autori dello studio hanno riscontrato che al momento dell'elaborazione del rapporto il centro per l'integrazione del paese – un complesso di 10 appartamenti situato nella città di Zvolen – era vuoto e non era occupato da richiedenti asilo fin dal 2011. Analogamente 9 appartamenti a Bratislava, destinati ad alloggiare rifugiati, non erano disponibili per essere occupati.
 
Nel 2011 le domande d'asilo presentate in Slovacchia sono state 491: solo 12 di esse sono state accolte, mentre a 91 è stata riconosciuta protezione sussidiaria. Sono poi 7 i rifugiati che hanno ottenuto la cittadinanza slovacca. Le cifre sono migliorate nel 2012, quando in base ai dati del Ministero dell'interno a 32 stranieri su 732 domande presentate è stato riconosciuto l'asilo e a 104 protezione sussidiaria. Nel 2012 nessun rifugiato ha ottenuto la cittadinanza.
 
Gli studi sono stati condotti nell'ambito del mandato dell'UNHCR di promuovere l'integrazione dei rifugiati nei paesi d'accoglienza e di monitorare le questioni relative all'integrazione, quali l'alloggio, il lavoro, l'istruzione e l'atteggiamento dell'opinione pubblica nei confronti di stranieri e richiedenti asilo.
 
In Romania, Slovenia, Ungheria e Repubblica Ceca sono attualmente in corso di elaborazione ricerche simili che verranno pubblicate nei prossimi mesi.
Gli studi sono disponibili al seguente link: http://www.unhcr-centraleurope.org/  
 
 
Per ulteriori informazioni:
Ufficio stampa - 06 80212318/33 - 331 6355517
Twitter @UNHCRItalia

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