mercoledì 2 febbraio 2011

PROFUGHI NEL SINAI: FIACCOLATA SILENZIOSA IN CAMPIDOGLIO, “L’EUROPA SI MUOVA”

Centinaia di candele accese sulla scalinata del Campidoglio, altrettante persone e associazioni che chiedono in silenzio ("contro il silenzio della comunità internazionale") la liberazione dei profughi del Corno d’Africa, da due mesi ostaggio dei trafficanti di uomini nel deserto del Sinai. E’ la fiaccolata che si è svolta stasera a Roma, promossa dal Cir (Consiglio italiano per i rifugiati), dall’Agenzia Habeshia, dal Centro Astalli e dall’associazione A Buon diritto. Vi hanno aderito almeno una sessantina di associazioni e altrettanti parlamentari e volti noti. "Chiediamo la protezione internazionale, un piano di evacuazione umanitaria e un progetto di accoglienza per circa 300 profughi – ha detto al SIR don Mosé Zerai, responsabile dell’Agenzia Habeshia, ogni giorno in contatto telefonico con gli ostaggi -. Otto persone sono già state uccise, quattro sono state sottoposte ad espianto di organi, una settantina hanno dovuto chiedere ai familiari di pagare un riscatto di 8000 dollari ma non sappiamo che fine abbiano fatto. Gli altri sono costretti ogni giorno a subire, torture, violenze sessuali, vessazioni, e spesso vengono rivenduti ad altre bande". L’appello è rivolto soprattutto all’Europa e alla comunità internazionale: "L’Europa non può ritenersi estranea – ha affermato don Zerai -. Questa situazione è dovuta anche alla chiusura delle frontiere per allontanare chi cerca protezione in Europa. Serve una strategia di cooperazione con Egitto e Israele, rispettando gli impegni internazionali assunti nei confronti dei rifugiati. Altrimenti avranno abbandonato queste persone nelle mani spietate dei sequestratori". In un momento politico delicato per le rivolte di piazza che stanno scuotendo l’Egitto, gli organizzatori della fiaccolata si dividono tra chi spera che questo giovi a favore dei profughi o chi teme invece il contrario: "E’ possibile che i trafficanti si trovino in una situazione pericolosa, che abbiano paura di essere scoperti dall’esercito schierato tra Egitto e Israele – ha affermato al SIR Cristopher Hein, direttore del Cir -. In quel caso potrebbero decidere di liberare i profughi. Se si formerà un nuovo governo egiziano forse qualcuno ascolterà finalmente le nostre richieste, finora mai accolte". Certo è che in questi giorni c’è un vuoto di interlocuzione politica con le autorità egiziane. Hein e don Zerai hanno riferito di aver incontrato questa mattina tre sottosegretari del ministero degli esteri: "Abbiamo riscontrato grande interesse da parte loro, ma ci dicono che l’Italia non può agire da sola, deve intervenire l’Europa". Intanto, padre Giovanni La Manna, direttore del Centro Astalli (il servizio dei gesuiti per i rifugiati), pensa che "presto arriveranno nuove ondate di richiedenti asilo dalla Tunisia e dall’Egitto – ha detto al SIR -. Il flusso è inarrestabile. Siamo sicuri che arriveranno anche tunisini ed egiziani, come sono arrivati gli ivoriani dopo le elezioni in Costa d’Avorio, o dalla Guinea dopo le violenze governative. Servono i tempi necessari per far organizzare le persone. Attraverso le ambasciate riescono ad avere dei visti di cortesia e ad arrivare in Europa". Lo stesso accadrà con i flussi illegali. "I trafficanti inventeranno delle rotte alternative per far arrivare in Italia le persone. Non più dalla Libia, ma dalla Grecia, dal Senegal, o con passaporti falsi in aereo, rischiando e pagando di più. I Paesi europei non possono continuare a negare il diritto d’asilo. Finché non si arriva con una volontà onesta a pacificare i luoghi dai quali le persone sono costrette a scappare il flusso continuerà". Secondo padre La Manna la rivolta del Nilo "in questo momento non migliora la situazione dei profughi. E’ un vuoto che continuerà a paralizzare il governo egiziano, che finora non ha fatto nulla per mettere fuori gioco i trafficanti". Ma "se il governo cambiasse – ha auspicato - e se migliorerà il contesto generale, sarà molto più facile portare l’attenzione su questa situazione disumana".

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