lunedì 28 febbraio 2011

EVACUARE URGENTEMENTE CHI TENTA DI LASCIARE LA LIBIA

UNHCR COMUNICATO STAMPA 28 febbraio 2011 EVACUARE URGENTEMENTE CHI TENTA DI LASCIARE LA LIBIA GINEVRA - L’Alto Commissario per i Rifugiati, António Guterres, esprime preoccupazione per le decine di migliaia di rifugiati ed altri cittadini stranieri che potrebbero essere intrappolati in Libia. “Non ci sono gli aerei e le navi necessarie per evacuare le persone provenienti da paesi poveri o devastati dai conflitti,” ha dichiarato Guterres, chiedendo ai governi di prendere in considerazione le necessità di tutte le persone vulnerabili e non soltanto quelle dei propri cittadini. “Molte di queste persone si sentono prese di mira, sono spaventate e non hanno risorse.” Da anni la Libia è un paese di transito e di destinazione per i rifugiati. L’UNHCR ha riconosciuto come rifugiati 8.000 palestinesi, iracheni, sudanesi, etiopi, somali ed eritrei. Oltre 3.000 hanno presentato domanda d’asilo e molte altre migliaia che non hanno avuto la possibilità di contattare l’ufficio UNHCR si trovano verosimilmente nel paese. “Gli africani sembrano essere particolarmente a rischio perché sospettati di essere mercenari stranieri,” ha riferito l’Alto Commissario. “La nostra preoccupazione è che non riescano a mettersi al sicuro”. L’UNHCR sta lavorando ai confini con Egitto e Tunisia per aiutare i governi a gestire il flusso di migliaia di persone che stanno fuggendo dalla Libia. Fino ad ora oltre 110,000 persone hanno attraversato la frontiera ed altre migliaia continuano ad arrivare. La maggior parte sono Tunisini ed Egiziani, ma stanno riuscendo a fuggire anche alcuni libici e persone di altre nazionalità. L’UNHCR teme che solo un numero ridotto di rifugiati sia riuscito ad abbandonare la Libia. “L’UNHCR chiede a tutti i governi dei paesi confinanti, in Nord Africa così come in Europa, di lasciare aperte le frontiere marine, terrestri ed aeree per le persone costrette a fuggire dalla Libia,” ha detto Guterres. Deve essere garantito accesso al territorio a tutte le persone che lasciano la Libia, indiscriminatamente e senza distinzioni di origine.” L’Alto Commissario ha espresso gratitudine ai governi di Tunisia ed Egitto per aver scelto una politica di frontiere aperte ed ha di nuovo fatto appello all’aiuto della comunità internazionale. Per sostenere la campagna di raccolta fondi "EMERGENZA NORD AFRICA", è possibile donare tramite carta di credito o bonifico bancario chiamando il numero verde 800 298 000, sul sito www.unhcr.it, oppure tramite conto corrente postale: N° 298 000 intestato a UNHCR. Specificare la causale: EMERGENZA NORD AFRICA. Per ulteriori informazioni: Ufficio stampa -- 06 80212318 -- 06 80212315 Portavoce: Laura Boldrini -- 06 80212315 -- 335 5403194 www.unhcr.it

AFRICA/LIBIA - Appello di Mons. Martinelli per gli eritrei in Libia: “ieri 2 mila si sono riversati nella chiesa e nei nostri locali chiedendo assiste

Tripoli (Agenzia Fides) - “Vorrei lanciare un appello per i circa 2mila eritrei che ieri si sono riversati nella chiesa e nei nostri locali chiedendo aiuto e assistenza” dice all’Agenzia Fides Sua Ecc. Mons. Giovanni Innocenzo Martinelli, Vicario Apostolico di Tripoli, in Libia. “Ci duole il cuore perché non possiamo fare niente per loro. Il mio pensiero va soprattutto alle donne e ai bambini. Sono veramente gli ultimi del Vangelo. Sono persone miti, generose e molte religiose. Chiedo che queste persone possano essere assistite e trovare rifugio da qualche parte. Non c’è nessuno che pensa a loro. Non sono persone pericolose e non tolgono niente alla nostra bocca”. “Siamo riusciti ad ottenere il nulla osta per 54 eritrei che hanno i documenti dell’Alto Commissariato dell’Onu per i Rifugiati (UNHCR) - continua Mons. Martinelli -. Queste persone dovrebbero partire forse domani con un aereo speciale per l’Italia. Gli altri però non hanno la carte dell’UNHCR. Basterebbe una nave per raccoglierli. Sarebbe un gesto meraviglioso. I 54 che devono partire siamo riusciti ad ospitarli in un locale adiacente alla chiesa. Gli altri 2mila volevano restare nella chiesa, ma è impossibile. Cerchiamo di aiutarli come possiamo, contribuendo all’affitto delle loro case”. Per quel che riguarda la situazione di Tripoli, il Vicario Apostolico afferma: “la situazione qui è calma. La mattinata, che inizia in ritardo, dopo le 9 del mattino, è stata preceduta da una notte contraddistinta da un silenzio assoluto. Si gode un po’ di pace, si vede la gente che va in banca per ritirare i 500 dinari promessi per ogni famiglia. Vi sono file di fronte alle banche e di fronte alle botteghe del pane. Gli altri negozi sono ancora chiusi, la posta apre a fasi alterne. Insomma c’è abbastanza tranquillità nel contesto di Tripoli. Io posso parlare solo per questa città”. Mons. Martinelli conclude descrivendo la situazione degli operatori pastorali della Chiesa: “alcune suore sono partite dalla zona di Bengasi, perché stressate dalla situazione. Il resto delle religiose, come tutti i sacerdoti, sono rimasti al loro posto” Sulla drammatica situazione dei rifugiati eritrei in Libia la Nunziatura Apostolica in Libia ha inviato a Fides il seguente comunicato: “A oltre dieci giorni dall’inizio dei disordini in Libia, i sacerdoti e le suore dei due Vicariati Apostolici di Tripoli e Bengasi proseguono nel loro servizio a favore della popolazione e dei fedeli, specialmente negli ospedali. In questi giorni i religiosi stanno ricevendo insistenti richieste di aiuto da persone, che non rientrano nelle liste di coloro i cui Governi provvedono all’evacuazione dalla Libia. In particolare, a Tripoli segnalano la gravissima situazione di migliaia di Eritrei, che non hanno punti di riferimento e, nel contesto attuale, risultano i più abbandonati. Costoro sperano fortemente che qualche Governo si possa occupare della loro evacuazione e li accolga come rifugiati”. (L.M.) (Agenzia Fides 28/2/2011)

SOS Emergenzia Profughi in Libia

Comunicato Stampa

Il CIR fa appello urgente in favore dei rifugiati eritrei a Tripoli

Il Consiglio Italiano per i Rifugiati (CIR) fa proprio l’appello urgente lanciato da Monsignor Giovanni Martinelli, vescovo cattolico a Tripoli, per l’evacuazione umanitaria di circa 2000 rifugiati eritrei dalla Libia. I rifugiati eritrei, in maggioranza cattolici, hanno come unico punto di riferimento il Vescovado di Tripoli, nel centro della città, dove ricevono compatibilmente con la situazione contingente anche assistenza materiale. Queste persone, ancor più degli altri cittadini stranieri presenti in Libia, si vedono intrappolate, senza possibilità di rimpatriare e senza possibilità di raggiungere via terra la Tunisia o altri paesi di rifugio e temono per la loro vita.

Il CIR, in costante contatto con Monsignor Martinelli e con la Nunziatura Apostolica di Malta, competente per la Libia , si è rivolto oggi al Consiglio dell’Unione Europea, alla Commissione Europea e al Governo italiano affinché al più presto i rifugiati siano trasferiti in vari Stati dell’Unione Europea, e ha chiesto ai Governi di mettere a disposizione quote per poter procedere tempestivamente al trasferimento da Tripoli.

Indipendentemente dall’evolversi della situazione a Tripoli e nelle aree circostanti, i rifugiati eritrei sono bersagliati in tutti i modi come nemici. Non hanno alcun permesso di residenza e nessun diritto garantito. “Facciamo appello alla solidarietà dell’Italia e degli altri Stati dell’Unione Europea in questo drammatico momento”, dichiara Savino Pezzotta, presidente del CIR.

Il Consiglio Italiano per i Rifugiati ha anche richiesto di attivare la Protezione Temporanea , già prevista dalla Direttiva europea del 2001, affinché gli sfollati arrivati dal Nord Africa in questi giorni in modo spontaneo o organizzato e quanti potranno arrivare in futuro possano subito avere uno status legale, temporaneo appunto, nel territorio dell’Unione Europea, in attesa degli sviluppi nei loro paesi di origine. Questo status viene concesso a gruppi di persone, indipendentemente dalla presentazione di domande di asilo e comunque senza la necessità di esaminarle individualmente.

Per Ulteriori informazioni

UFFICIO STAMPA CIR

Valeria Carlini

tel. + 39 06 69200114 int. 216

E-mail: carlini@cir-onlus.org

Sito www.cir-onlus.org

domenica 27 febbraio 2011

UNHCR emergency teams supporting Tunisians and Egyptians to respond to tens of thousands fleeing violence in Libya

Press Releases, 27 February 2011

GENEVA UNHCR emergency teams are working with Tunisian and Egyptian authorities and NGOs to support close to 100,000 people that have fled the violence in Libya in the past week.

On Saturday the Tunisian Government said that 40,000 people had crossed its borders since 20 February, with an additional 10,000 expected to cross last night. Of this number approximately 18,000 are Tunisian, 15,000 Egyptian, 2,500 Libyan and 2,000 Chinese.

Meanwhile in Egypt the authorities told UNHCR that 55,000 people have crossed the border since 19 February. This includes 46,000 Egyptians, 2,100 Libyans and 6,900 third country nationals, mainly from Asian countries.

"We are committed to assisting Tunisia and Egypt in helping each and every person fleeing Libya," said UN High Commissioner for Refugees, António Guterres. "We call upon the international community to respond quickly and generously to enable these governments to cope with this humanitarian emergency," he added.

Yesterday from the Egyptian border, Sallum, UNHCR crossed into no-man's land between the two border points where they found 75 people from Sudan, Bangladesh, Thailand and Pakistan who had no passports and were waiting for support from their embassies to provide documentation and support with onward travel. UNHCR has agreed with the Egyptian border authorities to provide shelter, blankets, and food for all those waiting in between the two border points.

From Egypt, UNHCR staff went to the Libyan side of the border and met with Libyan police and military who said that they had defected from Government forces and were now working directly with local committees of tribal leaders. The police arranged for UNHCR to meet with tribal leaders, who highlighted the need for humanitarian assistance, with a critical shortage of food throughout the eastern region, as well as shortages of some medical supplies.

According to the tribal leaders, Africans are being treated with suspicion in eastern Libya, due to rumours about the Government employing mercenaries from sub-Saharan Africa. During the meeting UNHCR staff highlighted the fact that thousands of refugees from sub-Saharan Africa are in Libya, and are very vulnerable at this time. The tribal leaders promised to pass this information on to their communities.

So far no refugees registered with UNHCR in Libya have crossed either the Egyptian or Tunisian borders. UNHCR is in touch with a number of refugees who are choosing to keep a low profile and stay at home; they say they are fearful of being targeted if they attempt to leave. Up until early 2010 UNHCR had registered over 8,000 refugees and 3,000 asylum seekers in Libya.

Last night a UNHCR emergency airlift carrying over 100 tonnes of humanitarian aid for 10,000 people arrived in Jerba, Tunisia. The aid will be transported to the Libyan border to support the thousands of people who are crossing the border each day fleeing the continuing violence.

The Boeing 747 cargo plane was packed with 2000 tents, 2000 plastic sheets and thousands of blankets, sleeping mats, kitchen sets and jerry cans. The tents will be used in a transit camp identified by the Tunisian Government close to the border. This camp is being used for new arrivals awaiting travel arrangements onwards. Other aid items will be distributed by the Tunisian Red Crescent to new arrivals.

UNHCR responded immediately to a call from the Tunisian Government to support the humanitarian effort, and has been working side by side with the Government, the Tunisian Red Crescent and volunteers from the local community since Tuesday.

"Tunisians are driving from far and wide to bring food, blankets and to offer people a safe place to stay," said Ayman Gharabeih, a senior emergency specialist with UNHCR at the Ras Adjir border with Libya. "It is impressive to see how quickly the government, the Red Crescent and ordinary citizens have responded to this crisis," he added.

In addition to the airlift, UNHCR is buying relief items such as blankets and mattresses locally in both Egypt and Tunisia. In both countries UNHCR will work with the Governments and local NGOs to distribute the items. UNHCR is also in the process of planning humanitarian assistance for Libya.

sabato 26 febbraio 2011

Dear Antonio Guterres, UNHCR

In this fast-paced hour for African refugees in Libya, where they are evicted from homes where they lived in rented it in this way because of being mercenaries of the regime, we have reports of several deaths and injuries. In recent days there have been breaking into homes of refugees were attacked and abducted 16 people do not know where, we do not know by whom. We have two people seriously wounded Eritreans Bengazi, two more deaths, no one is helping. I ask her if her organization created can work to evacuate the displaced Africans in these hours are being targeted by the protesters and also by government forces. We have done with the cooperation of the Bishop of Tripoli a censsimento Eritreans and Ethiopians of 2500 refugees to the city of Tripoli. In these times require us to find a safe haven, you can ask the Embassy to welcome these refugees in their homes? You can organize an evacuation to neighboring countries such as Tunisia or Egypt? We must find a way to save the lives of these people, UNHCR Tripoli at this time what are you doing? What can you offer to refugees? many of them are recorded in the Office of UNHCR. Urgent in these hours to find a temporary refuge for people who are displaced, driven away from the houses, always speak of African refugees.

APPELLO!!

In queste ore che tutti salvano i propri connazionali con un ponte aereo e via mare con le navi, i "figli di nessuno" rischiano di fare la brutta fine, in un contesto di caccia all'Africano del Sub Sahara, identificato come mercenario dai manifestanti, additati dal regime come agitatori. Famiglie che vivono segregati in casa dalla paura, raccontano in certi quartieri di Tripoli non possono uscire anche per fare la spesa perche rischiano di essere aggrediti e linciati in piazza. Sono all'opera anche tutti depredatori che scheggiano la città tra le vittime preferite sono proprio i profughi. In questi giorni si sono verificati diversi casi di aggressione fisica, rapine a danno dei profughi, sequestri di persona. La città più insicura per chiunque Tripoli in queste ora, ma più insicuri sono i profughi Africano che sono letteralmente perseguitati. Centinaia di richiedenti asilo politico che erano tenuti nelle carceri libiche, con l'aggravare della crisi sono stati costretti dai loro carcerieri di imbracciare le armi per colpire la piazza chi si è rifiutato veniva ucciso, questa situazione ha messo in cattiva luce i profughi davanti alla popolazione che manifestava. Da questo nasce la caccia dell'Africano mercenario, bisogna ricordare che esistono Libici Tuareg che sono simili all'Africa Nera, quindi non sono mercenari provenienti dal di fuori del paese. Sappiamo che ci sono delle tribù nomade in Libia che sono Africani non di origine araba come la maggioranza dei Libici. Chiediamo all'Europa di salvare i profughi Africani distribuendoli nei stati membri, un atto umanitario va fatto non chiudersi nella posizione egoistica di questi giorni, ogni paese europeo sta tentando di allontanare il problema da se. So che l'Italia sta facendo uno sforzo per ottenere dall'Europa una solidarietà nell'accoglienza dei profughi, noi chiediamo si faccia una evacuazione umanitaria europea condivisa da tu gli stati membri. Non ce tempo da perdere più il tempo passa la situazione sta precipitando, i profughi segregati in casa non possono resistere a lungo. Chiediamo un atto umanitario urgente !!!

In all these hours that saved his fellow countrymen with an airlift and sea in ships, the "sons of no one" likely to make a bad end, in a hunting of the African Sub Sahara, identified as a mercenary by protesters , held up by the regime as agitators. Families who live in the house segregated by fear, they tell in some districts of Tripoli can not even go out to shop because they are likely to be attacked and lynched in the streets. They are also at work all predators, which splinter the city among the favorite victims are the very refugees. In recent days there have been several cases of physical assault, robberies of refugees, kidnapping. The city's most unsafe for anyone to Tripoli in these hours, but most are unsure of the African refugees who are literally persecuted. Hundreds of asylum seekers who were being held in Libyan prisons, with the worsening of the crisis were forced by their captors to take up arms to hit the square who refused was killed, this has put a bad light in front of the refugees people who showed. From this comes the African mercenary hunting, keep in mind that there are Libyan Tuareg Black Africa that are similar, so there are mercenaries from outside the country. We know that there are some nomadic tribes in Libya that Africans are not of Arabic origin as the majority of Libyans. We call on Europe to deliver them to save African refugees in Member States, a humanitarian act must be done not in a position close selfish these days, every European country is trying to push the problem by itself. I know that Italy is making an effort to achieve solidarity in a refugee from Europe, we ask that you face a humanitarian evacuation from you shared European member states. Do not time to waste more time passes the situation is sinking, the refugees segregated in the house can not stand long. We call for an urgent humanitarian act! TESTIMONIANZA Ore 15.20 ho ricevuto una telefonate disperata da una donna dell'Eritrei buttata casa fuori dal proprietario di casa a Tripoli zona "Medina" perché nera, la motivazione voi neri africani siete mercenari del regime, riferisce la donna di essere stata picchiata ed costretta a lasciare la casa, ovunque stanno accadendo situazioni del genere di notte sopratutto.

A Bengazi due eritrei feriti con arma da fuoco in condizioni gravissimi, altri due sono stati uccisi per strada mentre erano alla ricerca di aiuto per i feriti, sono stati linciati dalla piazza. I profughi di Bengazi hanno chiesta aiuto ad una nave inglese di metterli in salvo almeno le due persone ferite gravemente, hanno ricevuto un rifiuto secco. Un atteggiamento deplorevole da parte dei inglesi di fronte a due persone ferite in pericolo di vita non hanno voluto soccorrerli. Facciamo appello a tutta la comunità internazionale, specialmente ai paesi europei che si stanno recando per salvare i loro connazionali di non abbandonare i profughi Africani in pericolo di morte certa.

15:20 hours I received a desperate call from a woman in Eritrea thrown out of the house owner's house in Tripoli area "Medina" because black African blacks are the reasons you mercenaries of the regime, said the woman being beaten and forced to leave Home, wherever such situations are happening at night especially. A Bengazi two Eritreans with gunshot injuries in serious condition, two others were killed in the street while they were seeking help for the wounded, were lynched from the square. The refugees have sought help from Bengazi of a British ship to salvage at least two people were seriously wounded, received a dry waste. A regrettable attitude by the British in front of two people in life-threatening injuries were unwilling to help them. We call upon the international community, especially to European countries that are going to save their countrymen not to abandon African refugee in danger of certain death.

don Mussie Zerai

protect the human
TAKING ACTION TOGETHER FOR HUMAN RIGHTS

Dear Mussie, The mass uprisings in Egypt and Tunisia have inspired millions of people across the Middle East and North Africa to demand genuine improvements in their human rights. We have seen how thousands have bravely marched in the streets in the hope of bringing an end to years of poverty, corruption and unaccountable state power. They have defied authorities who in their desperation to cling to power have used deadly force against peaceful protesters.

We urgently need your help to continue to support their struggle

In response to the crisis we have: • sent crisis teams to several countries in the region to document and help prevent abuses • mobilised our global movement organising over 50 demonstrations around the world • supported individuals at risk and helped track missing persons • campaigned for an immediate arms embargo and assets freeze on Libya to help end further bloodshed • called for governments to rein in their security forces In recent days we have seen violent crackdowns on protestors in Libya and Bahrain, but it won’t end there. We expect the movement for change to spread throughout the region with new protests being planned in the occupied West Bank, Kuwait and Saudi Arabia. There are also ongoing protests in Yemen, Jordan, and other parts of the region.

Our crisis funds are running out and we need your help to continue this work. Your support will enable us to amplify the voices of those crying out for an end to repression. Please make a donation now to support our urgent crisis work This is a once in a generation opportunity to secure a human rights revolution across the Middle East and North Africa. To carry on this important work we need your help urgently.

Thank you. Kristyan Benedict signature Kristyan Benedict Crisis Response Campaign Manager

Under 18? We don't want you to donate to our crisis funds. If you haven't already please take action to secure a comprehensive arms embargo and a freeze on all further and pending shipments of arms and security equipment to Libya.

If you have any queries or feedback about this email or Amnesty's work, please get in touch with our Supporter Care team at sct@amnesty.org.uk or on +44 (0)20 7033 1777.

venerdì 25 febbraio 2011

Amid violent protests, Catholic missionaries continue their work in Libya

Amid violent protests, Catholic missionaries continue their work in Libya Tripoli, Libya, Feb 24, 2011 / 02:03 pm (CNA/EWTN News).- As a swell of protestors and pro-government troops battle to establish control of Libyan cities, Catholic missionaries continue to carry out their work.

The nation’s leader, Moammar Ghadafi, has come down hard on protesters who took to the streets in an appeal for greater liberty. Benghazi and other cities in the eastern half of the nation are reportedly now controlled by protesters with military backing.

Tripoli remains a hotspot for the conflict and international news agencies are reporting bombings and rampant killing. Confirmations of the true status of cities are scarce, as are open lines of communication.

Estimates of the dead vary from 1,000 to tens of thousands and there is talk that the clashes could escalate into civil war. Thousands of people, especially foreign nationals residing in Libya, are evacuating en masse.

Some illegal African immigrants in Libyan jails are being forced by the pro-government troops to choose between becoming mercenaries or being killed, Father Mussie Zerai of the Italian Habeshia agency told MISNA news.

There are also reports that male immigrants are being abducted from their homes for possible mercenary service. Their possible role in mercenary service has made all immigrants targets for Ghadafi opponents.

The Italian bishops’ SIR news reported that the Catholic Church is organizing for the evacuation of 500 illegal emigrants, largely Eritreans.

Catholic priests and religious are weathering the storm. Many religious sisters work in hospitals and are working overtime with casualties from the conflicts.

“We are well and are continuing our work, despite the situation being unclear and not knowing who actually controls the city,” Sr. Elisabeth of the Sisters of Charity of the Immaculate Conception told MISNA from Benghazi.

“The police and army have disappeared, everyone is thinking of their own safety, guarding their homes, businesses and neighborhoods.”

Sr. Elisabeth said she was unsure of how many people have been injured or killed. “But we know there are many,” she said.

She added that the Libyan people are “weary.”

In a brief telephone conversation with CNA on Feb. 24, Bishop Sylvester Magro, Apostolic Vicar of Benghazi, said that the principal concern of the Catholic Church “is to be close to the sick and suffering, so our contribution to the events is invaluable because of our closeness to the people.”

He said that the Catholic population shares the fate of “everybody else,” at this point.

Bishop Giovanni Innocenzo Martinelli, Apostolic Vicar of Tripoli, told Fides on Feb. 23 that the Catholic community in Libya is made up entirely of “foreigners.”

While the Europeans have been mostly evacuated, the Filipinos – who have a particular presence as hospital nurses – have remained, but the African immigrants “are the ones who need the most assistance.”

Bishop Martinelli is “convinced that there are many people who want peace above all.”

Of the Church in Tripoli, he said they have not had any trouble. “We even had some signs of solidarity on the part of the Libyans, in the form of assistance to both the sisters and to Christians, such as the Filipino nurses who are serving at local hospitals.”

He is closely monitoring the situation of religious communities, he said. For those working around the clock to treat victims, they have instructions that they may leave the country for a period of rest if they feel mentally and physically infirm.

Bishop Martinelli also said that one group of religious sisters who work with immigrants in Tripoli may soon be leaving the city anyway because “in this situation it is precarious to work.”

Bishops Martinelli and Magro oversee the two apostolic vicariates that coordinate Church activities from the western capital of Tripoli and the eastern city of Benghazi.

To serve the large and varied immigrant communities, Masses are held at least once a week for at least 10 different groups divided up by nationality or language.

Masses for Koreans, Indians, Eritreans and Filipinos are interspersed among those given in English, Italian, French, Polish and Arabic.

Parish activities are still largely overseen by Franciscan priests. In a number of cities and towns, but in particular in Tripoli and Benghazi, religious communities are also present.

For now, the conflict continues and projections for casualties look grim.

The vice president of the European Parliament, Gianni Pitella, told Vatican Radio that they have received confirmation of around 10,000 dead. He warned that the figure would be increasing by the hour.

He said that “the brutal madness of the regime puts almost any means, even the most atrocious, into play … to stop the citizens that are in the squares, in the streets and are seeing their dream of freedom being realized.”

giovedì 24 febbraio 2011

Pericolo per profughi in Libya

La situazione della Libia priva di ogni sicurezza in questo momento, sono fortemente in pericolo ceninaia di profughi eritrei, etiopi, somali e sudanesi, le testimonianze che ci giungono da Tripoli anche questa notte ci sono stati irruzioni nelecase abitate da immigrati Africani, diverse famiglie di profughi hanno dovuto abbandonare le loro case, una 40 di famiglie hanno dormito nel areoporto chiedendo aiuto ai paesi europei che stanno evacuando i loro cittadini. Molti di loro sono richiedenti asilo che sono stati già censiti e registrati dell'UNHCR di Tripoli, hanno il documento in mano che attesta la loro identita di profughi e richiedenti asilo. Chiediamo ai paesi europei facciano un atto umanitario per salvere queste persone dalla furia di aggressioni ed il rischio di morte. The situation in Libya without any security at this time, are critically endangered ceninaia displaced Eritreans, Ethiopians, Somalis and Sudanese, the testimonies that come from Tripoli this night there were raids nelecase inhabited by African immigrants, many families refugees have fled their homes, one of 40 families have stayed in the airport asking for help to European countries are evacuating their nationals. Many of them are asylum seekers who have already been surveyed and registered by UNHCR Tripoli, have in hand the document attesting to their identity as refugees and asylum seekers. We call on European countries to do a humanitarian act to save these people from the fury of aggression and the risk of death. don Mussie Zerai

mercoledì 23 febbraio 2011

L’UNHCR si sta preparando per un “Esodo”

L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) è pronto come è stato rivelato e si sta preparando ed equipaggiando davanti all’eventualità di un “significativo esodo della popolazione libica, nel quadro che si sta componendo, per le varie repressioni contro le rivolte popolari mosse al regime del colonnello Muammar Gheddafi. In un’intervista rilasciata alla Reuters, la portavoce di questo commissariato Sybella Wilkes, ha detto: “Fino a questo momento non abbiamo visto un esodo enorme, ma siamo molto preoccupati per le relazioni, informazioni e i ragguagli che stiamo ricevendo sulle violenze diffuse e le persecuzioni verso persone specifiche, che potrebbe generare un esodo significativo”. La funzionaria ha indicato che l’UNHCR sta elaborando dei piani per contrastare una possibile emergenza umanitaria, sebbene il margine d’azione sia ridotto a causa del blocco informativo imposto dalle autorità libiche. Ha segnalato inoltre, che l’ubicazione geografica del Paese permette di anticipare ed avanzare quali saranno i movimenti dei loro cittadini per fuggire. Ai Paesi europei e africani richiedono che accolgano gli immigranti libici, e la Wilkes ha considerato che: “È possibile che la gente stia prendendo delle barche per cercare di arrivare in Europa. Allora le opzioni più idonei sono la Tunisia, l’Egitto e il Nord d’Africa, attraverso il mare”. La funzionaria ha sottolineato che: “I rifugiati africani della Somalia, dell’Etiopia e dell’Eritrea ci hanno detto che in questi momenti drammatici la situazione è molto più pericolosa per chi ha il volto di colore perché possono essere confusi con i mercenari provenienti proprio dalla Libia”. Secondo le cifre dell’agenzia internazionale, prima che scoppiassero e divampassero le proteste, in Libia, vi erano più di 8.000 rifugiati e 3.000 domande di asilo, provenienti da paesi come il Chad, l’Eritrea, l’Irak, il Sudan, la Somalia, e i territori palestinesi. Adesso sono circa 4.500 persone, in maggior numero tunisini, algerini e libici che hanno abbandonato il paese diretti verso la Tunisia.

SOS Libia Ondata di sequestri nella notte!!!

Our contacts tell us in Tripoli last night there were raids in the houses inhabited by refugees from Eritrea and Ethiopia, assaults and arrests of 16 refugees unexplained. We do not know where they were taken, who they are that they have carried out these arrests were dressed as civilians, but guns. The testimony came tonight 01.25am then confirmed by other contacts in the day. We are very concerned about the fate of the refugees in Libya in this climate of African hunting the alien identified by protesters as mercenaries by the regime as a supporter of the opposition, there are between two fires. We have many Ethiopian and Eritrean refugees who are experiencing hours of anxiety, particularly families with children. We are confident that every effort will be made to save the lives of these people being targeted, especially after the speech of Colonel Gaddafi last night. We call on all European countries to leave no stone unturned to evacuate all African refugees persecuted in these hours in different parts of Libya. I nostri contatti a Tripoli ci riferiscono questa notte ci sono stati irruzioni dentro le case abitate dai profughi eritrei ed etiopi, aggressioni e arresti di 16 profughi inspiegabili. Non sappiamo dove sono stati portati, ne chi sono costoro che hanno proceduto a questi arresti perché erano vestiti civilmente ma armi in pugno. Le testimonianze arrivate questa notte 01.25a.m confermate poi da altri contatti in giornata. Siamo fortemente preoccupati per la sorte dei profughi in Libia in questo clima di caccia lo straniero Africano identificato dai manifestanti come mercenari, dal regime come supporter dei oppositori, si trovano in mezzo a due fuochi. Abbiamo molti profughi eritrei ed etiopi che stanno vivendo ore di angoscia in particolare le famiglie con bambini. Siamo fiduciosi che verranno fatte ogni sforzo possibile per salvare la vita di queste persone presi di mira, sopratutto dopo il discorso del Colonnello Gheddafi di ieri sera. Chiediamo a tutti i paesi europei di non lasciare nulla di intentato per evacuare tutti i profughi africani perseguitati in queste ore in diverse zone della Libia. Don Mussie Zerai

Majority of asylum-seekers in Israel are seriously abused in Sinai, report reveals

A Physicians for Human Rights survey reveals that most sub-Saharan Africans seeking refugee status in Israel suffer horrible violence at the hands of those that smuggle them into the country.

By Dana Weiler-Polak
Physicians for Human Rights published a report on Wednesday detailing the extreme hardship that asylum-seekers in Egypt's Sinai Peninsula experience while on their journey to cross into Israel.
Of the asylum-seekers that were treated at the organization's open-door medical clinic, 59 percent reported that they were imprisoned during part of their journey and 52 percent said that they experienced serious violence.
refugee - AP - November 8 2010
The organization accumulated the statistics from interviews that it conducted with 284 asylum-seekers between the months of October 2010 and January 2011.
Groups of asylum-seekers making their way to Israel via Sinai are held against their will by slave traders in torture camps in the area of El-Arish, the report said. The slave traders demand ransoms for their release.
In order to apply pressure on the relatives of the prisoners, the smugglers phone them and allow them to hear the screams of their family members. Ransoms are then demanded of them in exchange for their relatives' continued safe passage to Israel.
Abuses committed against the asylum-seekers include having food and water withheld from them, being slapped, punched and kicked, being buried in sand, being burned with hot irons, being shocked with electricity, being hung in the air from their hands or feet, and being sexually assaulted and raped.
The investigation into the violence began a year ago after eyewitness reports began to filter in at the Physicians for Human Rights clinic in Israel that serves 700 refugees and immigrants every month.
Gradually, the doctors became aware of the increasing incidence of refugees requesting abortions. In conversation, the asylum-seekers confessed that they had been raped on the way to Israel. The organization then drew up a questionnaire and began to present it to new arrivals at the clinic that enter Israel via Sinai.
The survey respondents revealed that 59% of them were held captive in crowded conditions or tied up to one another. 15% of the respondents still bear physical scars as a result of the tortures that they underwent.
44% of the asylum-seekers state that while held captive in the Sinai, they witnessed violence perpetrated upon other captives, sometimes lethal violence. 88% of respondents said that they were held under starvation conditions, deprived of food. 66% complained of having water withheld from them.
Officials in Israel are ignoring the problem and are preventing the issuing of residency status to the political asylum-seekers. The organization is calling upon the Health Minister to apply the National Health Insurance Law to the asylum-seekers residing in Israel, regardless of their civil status.
Similarly, they are calling upon the Social Affairs Minister to establish rights and responsibilities for the asylum-seekers, according to the National Health Insurance Law.
According to additional information obtained by Physicians for Human Rights from the organization Agenzia Habeshia (Abyssinian Agency), 190 citizens of Eritrea and Ethiopia are held in two torture camps in the Sinai. Their captors are demanding ransom payments of up to $10,000 in exchange for the captives.
Reports from these camps include accounts of mass sexual assault and gang rape. Physicians for Human Rights believes that there are several more torture camps just like this in northeastern Sinai.

Sinai: The Man commodified

Situation in the Sinai, It does not stop the flow of refugees who are tricked by traffickers from Sudan in the Sinai. This morning I spoke to the group of 150 where you will find the three children of 11 and 14 years, I refer to new arrivals, the abuse continues. There are signs to lower the ransom demand from 10 000 to 5 000, a haste to leave the facilities to make room for newcomers. There are also ongoing feud between the bandits who steal each other's "human merchandise"with the serious risk to the refugees continue to die in these raids and shoot-out between different factions of thieves. I was contacted by new groups of refugees about 70 people in small groups, the same inhumane treatment, torture with melted plastic dripped on the back of stumbled badly to force them to call family and get to send money. We are concerned about this lack of state in northern Sudan and the Sinai where these predators operate undisturbed. We live with great pain and anguish and a sense of institutional collapse. Situazione nel Sinai, Non si arresta il flusso dei profughi che vengono portati con l'inganno dai trafficanti dal Sudan nel Sinai. Sta mattina ho parlato con il gruppo di 150 dove si trovano i tre bambini di 11 e 14 anni, mi riferiscono di nuovi arrivi, il maltrattamento che continua. Ci sono dei segnali di abbassare la richiesta del riscatto da 10 mila fino a 5 mila, una certa fretta di liberare le strutture per fare spazio ai nuovi arrivati. Ci sono anche in corso delle faide tra banditi che si rubano a vicenda la "merce umana" con il grave rischio per i profughi di morire durante queste continue incursioni e sparatoria tra le diverse fazioni di predoni. Sono stato contattato da nuovi gruppi di profughi circa una 70 di persone divisi in piccoli gruppi, gli stessi trattamenti disumani, torture con della plastica fusa fatta gocciolare sulla schiena dei mal capitati per costringerli a chiamare famigliari e farsi mandare denaro. Siamo preoccupati di questa assenza di stato nel Nord Sudan e nel Sinai dove questi predoni agiscono indisturbati. Viviamo con angoscia e grande sofferenza ed un senso di vuoto istituzionale. don Mussie Zerai