mercoledì 24 febbraio 2010

Un ragazzo etiope è l'ottava vittima della polizia frontaliera dall'inizio dell'anno

Un migrante etiope è stato ucciso dalla polizia egiziana lungo il confine con Israele. Si tratta della terza morte avvenuta questa settimana, portando a otto il preoccupante bilancio dei migranti uccisi dalla polizia di frontiera dall'inizio dell'anno; nel 2009 i morti erano stati diciannove. Il confine lungo il Sinai è una delle principali vie di transito dei migranti africani e dei richiedenti asilo in Israele. Proprio Israele ha chiesto all'Egitto di bloccare questi flussi migratori, mentre i gruppi per la difesa dei diritti umani protestano contro i metodi della polizia egiziana. L'ultimo migrante ucciso è stato colpito alla schiena al confine tra i due paesi ed è morto successivamente all'ospedale di Rafah. Il gruppo più numeroso di migranti è costituito dagli eritrei, ma non mancano appunto etiopi e sudanesi. Gli analisti e gli operatori umanitari sostengono che il flusso di migranti dal Corno d'Africa verso Israele è aumentato, dal momento che è diventato molto più difficile e pericoloso viaggiare su altre direttrici, ad esempio verso l'Europa attraverso la Libia. Già all'inizio del mese, Amnesty International ha ammonito l'Egitto per l'uso eccessivo della forza da parte della polizia frontaliera contro i migranti inermi, in una settimana che aveva registrato addirittura quattro morti al confine sul Sinai.

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