venerdì 26 febbraio 2010

Sudan-Darfur: il cessate il fuoco e il ruolo di S.Egidio

di Alfonso Desiderio CONVERSAZIONE CON MARIO GIRO della Comunità di S.Egidio sul recente cessate il fuoco e accordo preliminare raggiunto tra il governo del Sudan e il principale gruppo di ribelli del Darfur. Il 23 febbraio è stato firmato a Doha un cessate il fuoco e preliminare di accordo tra il principale gruppo ribelle del Darfur, il Justice and Equaliìty Movement (JEM), e il governo del Sudan. Entro il 15 marzo è previsto il raggiungimento di un accordo globale. Un ruolo importante di mediazione è stato svolto dalla Comunità di S.Egidio. Parliamo quindi di questo accordo con Mario Giro, responsabile delle relazioni internazionali della Comunità. LIMES Quali sono i punti salienti di questo accordo preliminare? GIRO Il punto più importante è la cessazione dell'ostilità, considerando che il Jem è il movimento più forte: un anno e mezzo fa riuscì ad arrivare alle porte di Khartoum. Poi la liberazione di una serie di prigionieri e in particolare di cento condannati a morte catturati proprio durante l'attacco a Khartoum. Su questo noi di S.Egidio abbiamo spinto molto perché tra i condannati c'erano anche diversi minorenni, che purtroppo abitualmente partecipano ai combattimenti. Infine c'è l'impegno ad arrivare entro il 15 marzo a un accordo politico globale e a un nuovo assetto istituzionale del Darfur. Probabilmente si andrà oltre questa data ma la strada comunque resta questa. C'è poi una parte economica dove è stato protagonista il Qatar, che ha ospitato l'incontro e che si è impegnato per la realizzazione di una banca con un fondo di un miliardo di dollari, per la ricostruzione del Darfur. LIMES C'è stato un cedimento del governo del Sudan? GIRO Dal punto di vista formale il governo sudanese ha negoziato in questi anni e si è sempre presentato ai vari incontri. Dal punto di vista sostanziale ora ha accettato di negoziare realmente a causa delle prossime elezioni sudanesi e per la pressione della comunità internazionale. Diciamo che il governo è addivenuto a più miti consigli. LIMES La presenza di altri paesi alla cerimonia di Doha, e in particolare dei presidenti del Ciad e dell'Eritrea, significa che c'è un consenso anche regionale sulla soluzione di questa crisi? GIRO L'accordo è stato possibile perché in precedenza c'è stato un accordo definitivo tra Sudan e Ciad, uno degli elementi fondamentali. Altri paesi sono stati poi coinvolti moltissimo a livello internazionale per raggiungere questo risultato. LIMES Il Jem non è l'unico gruppo di ribelli in Darfur. Gli altri entreranno negli accordi? Se contrari sono in grado di farli fallire? GIRO Dal punto di vista militare gli altri movimenti in Darfur non sono in grado di condizionare la situazione, faranno qualcosa ma soprattutto dal punto di vista politico e civile. Infatti il Jem pur essendo il gruppo più forte militarmente non è il più forte dal punto di vista politico e rappresentativo. Tronconi del South Liberation Army (Sla) sono più popolari. Ora la seconda metà dell'esercizio negoziale è proprio quella di coinvolgere questi spezzoni. Si è giunto a un accordo separato anche perché finora è stato impossibile trovare un'armonizzazione tra i vari gruppi ribelli, su S.Egidio ha lavorato moltissimo. L'unico momento dove tutti i ribelli hanno firmato un accordo comune rimane ancora l'incontro del 2005 alla Comunità di S.Egidio. Purtroppo da una parte le mosse politiche degli avversari e dall'altra la divisione interna etnica ha provocato una frattura tra i vari spezzoni che si è aggravata con il passare del tempo. Si è deciso quindi di procedere almeno con il movimento più forte per mettere dei punti fermi. Direi quindi che l'accordo di pace inizia con la firma di 3 giorni fa, ma il processo dovrà proseguire. LIMES Qual è stato il ruolo della Comunità di S.Egidio? GIRO Fin dal 2003 siamo coinvolti con un ruolo di facilitazione, tenendo i rapporti con i vari gruppi ribelli e i governi cercando di smussare gli angoli. Ora il lavoro futuro sarà quello di coinvolgere i vari gruppi in una accordo generale. Sono coinvolti moltissimi soggetti, molte parti si combattono tra loro e quindi ci sono molto soggetti di intermediazione, dall'Unione Africana all'Onu, dagli Stati Uniti ad alcuni stati europei, senza dimenticare gli altri paesi della regione. Non ci sono molte organizzazioni della società civile, noi siamo una delle poche rimaste a lavorare su questo processo. Per dare un'idea di come si lavora, ci sono molte riunioni separate e settoriali che si svolgono a Roma o in diverse città africane, è un continuo tessere che riesce a comporsi in una sinergia di sforzi tra livello istituzionale e non istituzionale LIMES Ora quale sarà il principale banco di prova? GIRO Convincere il resto dello Sla, e in particolare la parte che fa riferimento a Abdel Wahid, che sta a Parigi e che è un po' il fondatore dello Sla. Questa fazione è molto presente nei campi profughi, e poi lui è un fur, che è l'etnia maggioritaria (Darfur significa terra dei fur, ndr) mentre gli altri gradi del Jem sono zaghawa, un'altra etnia. LIMES Il negoziato di pace in Darfur quanto è connesso con quello tra Khartoum e il Sud Sudan? GIRO In parte si incrociano, lo Sla è nato sul mdello dello Spla, il movimento di liberazione del Sud. John Garang, il leader del Sud morto nel 2005, diceva che avrebbe risolto la questione del Darfur, ma non volle includere il Darfur nel negoziato Nord-Sud come invece chiedeva lo Sla. Oggi i due dossier si mescolano perché sono due crisi aperte nello stesso paese. Quindi chi non vuole la pace può giocare una crisi contro l'altra, ma direi che la comunità internazionale ha ben chiaro che risolvere la questione del Darfur non significa risolvere tutti i problemi del Sudan. Ora bisogna fare molta attenzione sul Sud perché tra un anno ci sarà il referendum sull'indipendenza deciso dagli accordi di pace. Non tutti guardano con serenità alla possibilità che nasca un nuovo stato nella regione e ciò potrebbe avere un effetto domino.

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