mercoledì 11 novembre 2009

Rifugiati, più di tremila senza un tetto

Le presenze sono oltre 6mila, soprattutto da Afghanistan, Iraq, Corno d'Africa. Almeno un migliaio vivono in case occupate. Liste d'attesa lunghissime per i centri gestiti dal Comune: i posti sono 1.300 di Chiara Righetti Non immigrati, ma rifugiati. Persone in fuga da guerre e persecuzioni, che chiedono (e ottengono) protezione dall'Italia. Ricevono un permesso di soggiorno per asilo politico o protezione umanitaria. E il giorno dopo si ritrovano in strada. «Il Comune di Roma finanzia 22 centri di accoglienza, per un totale di circa 1.300 posti letto - spiega Maurizio Saggion, responsabile di Programma Integra, il servizio del Campidoglio per migranti e rifugiati - . Ma ad oggi abbiamo 3.426 rifugiati in lista d'attesa. Senza contare le occupazioni di Collatino e della Romanina, dove vivono almeno mille persone, e casi particolari come gli afghani di Ostiense. A Roma ci sono almeno 6-7mila persone che hanno ottenuto protezione, ma la maggior parte è senza una casa». L'anno scorso, nei 22 centri capitolini sono stati accolti 1.435 stranieri. Le nazionalità più presenti, dopo l'Afghanistan, erano Eritrea, Guinea, Costa d'Avorio, Iraq, Etiopia, Nigeria. Ai posti comunali si sommano quelli nelle strutture statali: i 150 dello "Sprar" (il Sistema nazionale di protezione), i 400 del centro Enea alla Bufalotta, più altri 880 fra Castelnuovo di Porto e via Alimena, aperti nell'estate 2008 per far fronte al boom degli sbarchi. La spesa annua del Campidoglio per richiedenti asilo e rifugiati è di circa 8 milioni, 17 euro al giorno a persona. «Ma i posti disponibili sono gravemente insufficienti - spiega Saggion - malgrado i notevoli sforzi del Comune: basti pensare che in tutta Italia la rete di accoglienza ne conta poco più di 3mila. La Francia, con un volume di arrivi simile al nostro, ha invece 30mila posti letto». La vera sfida però, secondo Saggion, è puntare sulla "seconda accoglienza": «Corsi d'italiano, progetti per il riconoscimento dei titoli di studio, per la casa, l'inserimento lavorativo. Altrimenti dopo un anno le persone tornano in strada e la lista d'attesa non fa che ingrossarsi. Molti di quanti si rivolgono al nostro sportello (in via Assisi 39/a) ci chiedono solo aiuto per camminare da soli». Ogni anno ottengono protezione dall'Italia circa 10mila persone: perché solo a Roma sono più di 6mila? «Siamo la seconda terra di sbarco dopo la Sicilia - spiega Saggion - . Molti arrivano direttamente qui. Altri, ottenuti i documenti a Caltanissetta o Crotone, si spostano a Roma per varie ragioni: perché ci sono le ambasciate. Per raggiungere i connazionali. Per continuare il viaggio». Anche secondo Berardino Guarino, responsabile della Fondazione Centro Astalli, ogni anno passano da Roma almeno 7-8mila rifugiati: «La riforma introdotta nel 2005 - spiega - ha ridotto l'attesa per ricevere i documenti. Ma paradossalmente ha creato un problema in più: una persona che ha lasciato il suo Paese senza portare nulla con sé, dopo un viaggio di anni, con ferite, traumi, lutti, quando sbarca in Italia passa un mese in un centro chiuso. Dopodiché si ritrova per strada. In mano ha un pezzo di carta che l'autorizza a restare, ma non ha soldi, casa, lavoro. Non sa dove andare. È completamente sola».

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