martedì 17 novembre 2009

Fini “Riforme il più possibile condivise”

Ma un gruppo di leghisti contesta il presidente della Camera sul voto agli immigrati di Giovanna Albertin Da Prato, dove è intervenuto in una seduta straordinaria del Consiglio comunale per i 720 anni della sala consiliare, il presidente della Camera, Gianfranco Fini, esorta le forze politiche ad impegnarsi al massimo per riforme che siano “quanto più possibile condivise”. E pur ricordando che la nostra Costituzione consente di riformare la Carta procedendo “a maggioranza ordinaria”, Fini suggerisce di trarre insegnamento dalla “esperienza recente”, elargendo poi nuove indicazioni ad uso e consumo dei colleghi del Pdl. “Riscrivere le regole - dice Fini - deve necessariamente comportare l’impegno per una riscrittura che sia quanto più possibile condivisa, perché le regole riguardano tutti” e le istituzioni “sono le istituzioni di ogni italiano”, spiega il presidente della Camera. Dunque, “non ci si deve stancare di cercare il confronto”. “Sarebbe certamente un momento difficile per il nostro Paese quello in cui dovesse affermarsi il principio che, in una democrazia dell’alternanza, ogni maggioranza modifica a proprio piacimento quelle che sono le regole del vivere civile”, ma “è certamente possibile - ricorda Fini - farlo avvalendosi di maggioranze ordinarie”. In questo caso le riforme sono sottoposte al vaglio del popolo sovrano, tramite referendum confermativo, ma “l’esperienza recente deve insegnare a tutti - avverte Fini - che, se vogliamo riforme condivise in grado di gettare solide basi di credibilità delle istituzioni per il prossimo futuro, non ci si deve stancare di cercare il confronto ed evidenziare positivamente quello che può unire, mettendo in disparte o in secondo piano tutto ciò che può dividere”, il nostro Paese “non può continuare a dilaniarsi come in una perenne campagna elettorale”. Il presidente della Camera ha poi affrontato il tema dell’immigrazione, sottolineando che “non ci può essere integrazione senza legalità”. “Ci si integra solo se si è disposti a vivere in condizioni di rispetto della legalità. Se è doveroso da parte dell’Italia rispettare la cultura d’origine e le identità delle donne e degli uomini che vengono a partecipare con il loro lavoro alla crescita della nostra società, dobbiamo anche chiedere loro di rispettare le nostre leggi, parlare la nostra lingua, mandare i figli nelle nostre scuole, far proprio il valore della dignità della persona che è alla base della nostra cultura. Non si possono reclamare solo diritti senza essere pronti ad adempiere ad altrettanti precisi doveri”. Questo mentre davanti al Comune un piccolo gruppo di leghisti si preparava ad attendere all’uscita il presidente della Camera con indosso magliette nere con la scritta “No al voto agli immigrati” e “Ora di Islam a scuola, no grazie”. Visto il gruppo, Fini si è fermato brevemente per uno scambio di battute con i manifestanti affermando che “sul tema la pensiamo in maniera diversa”. La contestazione, pacifica, si è conclusa poco dopo.

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