lunedì 3 novembre 2008

Il colonialismo italiano nelle opere di Lucarelli e Manfredi

Lucca Comics & Games del 01/11/2008 di Alessandro Lazzarini LUCCA - Sala gremita e grande interesse del pubblico per l'incontro con Carlo Lucarelli e Gianfranco Manfredi inserito nel calendario di Lucca Comics & Games 2008. Entrambi gli autori hanno ambientato le loro ultime opere nell'Etiopia dell'800, affrontando il tema del colonialismo italiano. L'occasione si è trasformata in un dibattito culturale su un periodo storico dimenticato, definito dai due opsiti "il far west italiano". Manfredi: «Oggi i media falsificano la figura della donna negandone il dolore». Ottimo riscontro di pubblico e grande interesse in sala per l'incontro con lo scrittore Carlo Lucarelli e lo sceneggiatore di "Volto Nascosto" (tavole in mostra a Palazzo Ducale) Gianfranco Manfredi. Il primo, affermato scrittore e conduttore televisivo, ha recentemente pubblicato "L'ottava vibrazione", romanzo ambientato in Etiopia nei giorni antecedenti la disfatta di Adua, mentre il secondo ha localizzato la sua mini serie d'autore, pubblicata da Sergio Bonelli Editore e che a breve volgerà al termine svelando l'identità del protagonista, tra Roma, l'Etiopia e l'Eritrea. Ed è proprio questa l'analogia che ha unito i due ospiti ed è questo l'argomento che ha infine monopolizzato il dibattito, trasformandolo in una vera discussione storico culturale. Manfredi ha aperto il dibattito raccontando la sua storia, il nonno fondatore di una cellula dell'Internazionale Socialista, il padre in un campo di prigionia alle falde del Kilimangiaro, per spiegare ai presenti la sua scelta narrativa. Poi si è soffermato sulla scelta della mini serie, assunta perché in grado di lasciare più libertà allo scrittore, dato che ad esempio l'eroe può morire, evento impossibile nelle serie dalla durata indefinita, che proprio perché infinite non possono prescindere dal protagonista. Ma l'incontro è ben presto uscito dai binari della semplice discussione settoriale quando, invitato a trattare la figura dell'eroina femminile, Manfredi è andato a ruota libera: «Trovavo provocatorio rappresentare oggi l'eroina femminile perché siamo in un'epoca di falsificazione della figura femminile. Le eroine dell'800 sanno nascondere il dramma delle figura femminile in un periodo in cui per le donne è più difficile essere libere. Oggi invece l'elemento dolore nello stereotipo dell'eroe femminile è nascosto dietro la donna in carriera autoritaria, mentre invece anoressia e altre dilaganti malattie psicologiche ci dicono che anche ai giorni nostri la donna deve convivere col dolore». Poi Lucarelli parla del colonialismo italiano: «Esiste un far west italiano, storie epiche con sfondi enormi, le possiamo raccontare. Sappiamo tutto del far west americano, della legione straniera francese, dell'India Inglese, ma abbiamo nascosto il nostro colonialismo. Allora scopri che è necessario raccontarlo». Quindi Lucarelli si rivolge a Manfredi, ponendogli una domanda: «Scrivendo il libro mi rendevo conto di raccontare gli italiani di adesso, hai avuto questa sensazione?» «Studiando il colonialismo - dice Manfredi - mi sono imbattuto in un politico italiano che, riguardo il colonialismo, alla domanda "perché si deve fare questa guerra?", rispondeva "Perché ce lo chiede l'Europa". Per esistere dovevamo avere una colonia. Ci sono analogie con quanto accade oggi; la politica pensa che anche quando si ha a che fare con popoli tribali si debba individuare un capo. E' successo con Bin Laden, coi Talebani, e successe anche nell'800 con Menelik II. L'Italia disse che l'Etiopia gli aveva ceduto la rappresentanza economica. Una assurdità. C'era gente che scendeva in piazza e gridava "Viva Menelik". La gente in sostanza manifestava per dire che aveva ragione il nemico». Il moderatore invita poi Lucarelli a ricostruire la figura delle 'Madame': «L'Etiopia era il miglior stato africano, la nostra non è una storia di cow boys contro primitivi pellerossa. Gli ufficiali italiani lasciavano la moglie a casa, la Madama era la moglie segreta, storie di amore vere, ma quando tornavano dovevano abbandonarle perché non era possibile l'amore tra un bianco e una nera. Un pezzo di storia che ci appartiene ma che abbiamo dimenticato perché controversa. Ad Adua - continua - c'erano 16mila italiani contro 100mila etiopi. Noi ricordiamo la battaglia con l'eroismo degli sconfitti, ma è la più grande sconfitta di un esercito coloniale contro un esercito africano. L'abbiamo rimossa dai libri di scuola ma per i popoli neri è un punto di svolta, in Jamaica la studiano tutti». "Volto Nascosto" tuttavia, non tratta solo degli italiani, ma molti personaggi sono Etiopi, o comunque guarda ai fatti anche con l'occhio del popolo africano. Racconta Manfredi: «Tramite Il Manifesto abbiamo fatto leggere il fumetto a degli Etiopi, ed è piaciuto. Nell'immaginario comune in guerra l'invasore ha torto e chi difende la propria terra ha ragione, ma tutti hanno sentimenti e non sempre chi ha torto è anche cattivo. Sono questi i particolari più difficili da raccontare, perché il fumetto rappresenta i personaggi per stereotipi. E' per questo che il successo di Volto Nascosto lo condivido in parti eguali coi disegnatori, senza di loro non avrei potuto esprimere quello che avevo in testa».

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